SABATO 5 NOVEMBRE 2022 – PALAZZO DEL TURISMO
11:00
Convegno
IL TEATRO CHE RACCONTA
Dedica a Vitaliano Trevisan
a cura di
Graziano Graziani
prima parte (11:00-13:25): interventi di Federica Fracassi, Gerardo Guccini, Stefano Fortin, Rossella Menna, Sergio Lo Gatto, Graziano Graziani, Fabio Giaretta, Valter Malosti
seconda parte (15:00-17:00): interventi di Michela Cescon, Fausto Paravidino, Paolo Repetti, Andrea Cortellessa, Ilaria De Seta, Davide Brullo, Roberto Citran
• ingresso libero, fino a esaurimento posti
Autore di romanzi, drammaturgie e sceneggiature, Vitaliano Trevisan è stato uno dei protagonisti assoluti, per quanto spesso da una posizione defilata e scomoda, del panorama letterario di questi primi venti anni del XXI secolo. Presenza quasi costante al Premio Riccione per il Teatro, cui ha partecipato più volte fin dai primi anni Duemila, è arrivato alla consacrazione in anni più recenti con ben due riconoscimenti. Nel 2015 con Il cerchio rosso. Studio per un affresco ha vinto la menzione Franco Quadri, dedicata “all’opera che meglio coniuga scrittura teatrale e ricerca letteraria”, mentre nel 2017 con la pièce Il delirio del particolare. Ein kammerspiel ha ottenuto il massimo premio.
“Avevo sempre pensato di scrivere per il teatro, solo che in quell’ambiente non avevo contatti” dichiarò Trevisan al quotidiano la Repubblica all’indomani della prima produzione dei suoi testi Scandisk e Defrag. “Vivo a Cavazzale, in provincia di Vicenza. Fino al 2002 ho fatto ogni tipo di lavoro, tempo e soldi per andare a teatro ne ho sempre avuti pochini. Ma il teatro mi è sempre piaciuto leggerlo, inevitabile pensare anche di scriverlo.” Il riferimento imprescindibile è Thomas Bernhard, autore amato da Trevisan, ma forse, nella ricerca di una lingua affilata e di un modo di raccontare con una schiettezza senza compromessi che finisce per sfiorare un’artaudiana crudeltà, il drammaturgo vicentino è stato a suo modo l’esperienza italiana più vicina alle istanze del teatro britannico della angry generation. Con una differenza sostanziale, che lo legava a un’indagine irrinunciabile del mondo del lavoro e alle sue dinamiche, che si stagliano su una mutazione antropologica di memoria pasoliniana già avvenuta e ampiamente assorbita; è qui che si consuma il grande travaso di immaginario tra i suoi testi e la sua terra d’origine, il Nordest.
Il teatro che racconta è un format che il TTV ha inaugurato nella scorsa edizione, rinnovando la vocazione allo studio della drammaturgia attraverso convegni, simposi e approfondimenti. La prima “dedica” ha avuto come protagonista Fausto Paravidino, presidente di giuria del Premio Riccione per il Teatro per tre edizioni, dal 2015 al 2019. Non potevamo non proseguire con Vitaliano Trevisan; alla notizia della sua morte a questa convinzione si è unita l’urgenza di indirizzare alla sua opera lo sforzo di memoria che Il teatro che racconta mette in campo, registrando gli interventi di artisti, collaboratori, studiosi e critici, con lo scopo di depositare un mosaico di testimonianze a uso degli studiosi del futuro. Il teatro che racconta è immaginato insieme alla cattedra del professor Gerardo Guccini dell’Università di Bologna.
18:00
Aperitivo con l’autore
ABITARE LA BATTAGLIA
Critica teatrale e comunità virtuali
con Sergio Lo Gatto
in conversazione con Graziano Graziani e Rossella Menna
• ingresso libero, fino a esaurimento posti
Critico teatrale e consulente alla direzione artistica di ERT / Teatro Nazionale, Sergio Lo Gatto si occupa di arti performative su Teatro e Critica, ha collaborato con numerose testate italiane e straniere, e insegna alla Sapienza di Roma, all’Università di Bologna e all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d'Amico” di Roma. Nel suo ultimo libro, Abitare la battaglia (Bulzoni 2022) concentra l’attenzione sullo stato della critica teatrale e dell’informazione culturale.
La transizione da carta stampata a giornalismo in rete ha messo in discussione molte delle convenzioni relative alla gestione dell’informazione e alla produzione di pensiero. Mentre lo spazio del teatro sulle pubblicazioni generaliste è andato progressivamente restringendosi, la “galassia Internet” ospita numerose costellazioni in cui il ragionamento sulle arti sceniche appare vivo, ancorché reso controverso da un ambiente aperto a un accesso massivo di opinioni e sguardi frammentati. Nel generale declino della critica come mestiere, emerge l’esigenza di riacquistare autorità e autorevolezza. Abitare la battaglia è un’indagine sui primi vent’anni di critica teatrale online in Italia e in Europa. Convocando anche contributi teorici provenienti dalle metodologie giornalistiche e dalla filosofia digitale e interrogando i protagonisti, il volume ricostruisce i miti di fondazione e analizza il mutamento dei media fotografando l’evoluzione dei linguaggi di composizione e diffusione del pensiero critico. In filigrana emerge un ambiente vivace, che fa del dibattito online un’opportunità di visione plurale e di conservazione di memoria di un teatro che cambia. Un teatro come arte viva, di cui occorre oggi testimoniare, motivare e ribadire la necessità.
21:00
Lettura scenica
LETTERATURA SENZA COMPROMESSI
Roberto Citran legge Vitaliano Trevisan
• ingresso libero, fino a esaurimento posti; durata: 40 minuti
Con una scrittura pungente e sincopata come un pezzo di jazz, Vitaliano Trevisan ha raccontato senza compromessi le mutazioni del nostro Paese e la sua stessa vita. Il rapporto di amore e orrore per la provincia, il lavoro come condanna e perdizione, lo sradicamento, le contraddizioni del mondo della cultura, dove la frase più ripetuta – “Non ci sono soldi” – è la stessa propinatagli in famiglia sin dall’infanzia: sono questi i temi ricorrenti di un’opera che con spietata comicità ritrae un mondo perverso, deformato dal progresso e popolato da creature alla deriva. Roberto Citran, protagonista di numerosi successi sia al cinema che a teatro, legge alcuni dei brani più rappresentativi dell’opera di Trevisan, selezionati da romanzi (I quindicimila passi, Works), raccolte di racconti (Shorts) e pièce teatrali (La bancarotta). Un omaggio a uno degli scrittori più lucidi del nostro tempo.
Roberto Citran nasce artisticamente a Padova. Nel 1985 debutta in TV in coppia con Vasco Mirandola, insieme a cui forma il duo comico Punto & Virgola, partecipando a numerose trasmissioni televisive. Inizia la carriera cinematografica nel 1986, nei film di esordio di Carlo Mazzacurati, Ricky Tognazzi e Giacomo Campiotti, ottenendo fin da subito riconoscimenti a livello nazionale (candidature al David di Donatello, ai Nastri d’Argento, attore rivelazione dell’anno “Premio Luchino Visconti”). Continua poi la collaborazione con Mazzacurati, vincendo la Coppa Volpi al Festival di Venezia nel 1994 con il film Il toro, e prosegue la carrieracinematografica con registi sia italiani (Francesco Rosi, Francesca Archibugi, Citto Maselli, Andrea Segre, Antonio Padovan) che stranieri (Peter Greenaway, John Madden, Terry George). Al cinema alterna il teatro, dove porta in scena diversi monologhi e spettacoli, con Paolo Virzì, Daniele Luchetti, Silvio Orlando, Marina Massironi e Veronica Cruciani. A quattro mani con GianniFerraretto cura, inoltre, la regia di due documentari: Stranieri in patria, sulle migrazioni dei veneti negli anni Trenta (primo premio al festival intitolato a Libero Bizzarri), e Viaggio nel bullismo, presentato al Festival di Roma. Numerose le sue partecipazioni alle maggiori fiction italiane (Medicina generale, Il cacciatore, Nero a metà, L’amore vince tutto).

22:15
Spettacolo
QUESTA COSA CHE SEMBRA ME
di e con Lorenzo Maragoni
produzione: Teatro Stabile di Bolzano
• ingresso libero, fino a esaurimento posti; durata: 75 minuti
Questa cosa che sembra me è uno spettacolo di parole, tra stand-up comedy e poesia, nato durante la scuola di drammaturgia Scritture, diretta da Lucia Calamaro e promossa da Riccione Teatro con altre importanti istituzioni teatrali. Un uomo sul palco si interroga in modo intimo e autoironico insieme al pubblico. Che cosa siamo diventati? Perché, quando ci guardiamo allo specchio, non ci riconosciamo? Chi sono queste creature che un tempo eravamo noi, ma ora sono talmente stanche, spaventate, esauste da non sapere più chi sono? Questa cosa che sembra me è una specie di autoterapia, un tentativo di tornare a essere noi stessi. Per farlo, ci sarà bisogno di affrontare tutti i nostri demoni, soprattutto quelli che non sapevamo esistessero, ma che già subiamo: dalla FOMO (la paura di perdersi qualcosa che ci spinge a fare tutto, e farlo male) alla revenge bedtime procrastination (il rimandare il momento di andare a dormire guardando un video dopo l’altro), ai tentativi di spezzare questi cicli andando in terapia, o, forse meglio, imparando a suonare l’ukulele (male). Come in una sorta di concerto senza musica, in una lingua poetica fresca e pop, pezzi poetici e riflessioni agrodolci si alternano in un rapporto aperto e diretto con il pubblico, a costituire un monologo.
Lorenzo Maragoni (Terni 1984) lavora dal 2010 come regista, autore e attore con la compagnia Amor Vacui, menzione speciale al Premio Scenario 2017, e collabora con istituzioni come il Teatro Stabile del Veneto e l’Università degli Studi di Padova. Nel 2021 ha preso parte alla prima edizione della scuola di drammaturgia Scritture. Artista eclettico, il 28 maggio 2022 ha vinto la Coppa del mondo di poetry slam. “Ho iniziato a fare slam nel 2018, e mi sono appassionato subito. Ho iniziato a scrivere dei pezzi apposta, che combinassero il ritmo della poesia con uno sguardo ironico sul mondo” racconta Maragoni. “Anche i nuclei centrali di questo mio spettacolo sono di slam poetry, hanno il loro linguaggio e la loro musica e sono sicuro che il pubblico li riconoscerà. Sono intervallati da pezzi di raccordo che sono più raccontati e chiacchierati e vivono dell’interazione con il pubblico.”