Ad appena due mesi dalla consegna del 57° Premio Riccione per il Teatro, approda su Rai Radio 3 il testo vincitore, Lucia camminava sola. Materiali per un documentario di Tolja Djokovic. A ospitare questo debutto radiofonico, domenica 10 dicembre alle 22.30, è la seconda edizione di FUTUROpresente – Nuove scritture per la scena italiana, programma a cura di Antonio Audino e Laura Palmieri che dal 22 ottobre al 17 dicembre mette in scena per nove serate altrettanti testi teatrali. Fra i partner del programma, costruito in aperto dialogo con il Premio Riccione, figurano Riccione Teatro (associazione che organizza il premio) e altre sette importanti istituzioni teatrali: Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale; Mittelfest; Piccolo Teatro Milano – Teatro d’Europa; Romaeuropa Festival; Teatro di Napoli – Teatro Nazionale; Teatro di Sardegna; Teatro Stabile dell’Umbria.
Quella proposta da FUTUROpresente è una vera propria messa in scena radiofonica. Gli interpreti sono Aura Ghezzi, Jacopo Giacomoni, Martina Tinnirello e l’autrice Tolja Djokovic, che cura anche la regia. Il sound design e le musiche sono invece di Federica Furlani, che esegue i pezzi in prima persona insieme agli attori. La produzione è di Riccione Teatro, con la collaborazione di E Production e il sostegno di Z.I.A. Zona Indipendente Artistica. Il radiodramma, introdotto da Tolja Djokovic, sarà accompagnato da un dialogo tra Laura Palmieri e Simone Bruscia, direttore di Riccione Teatro.
A Lucia camminava sola è stato assegnato il 57° Premio Riccione per il Teatro con questa motivazione: “Attraverso la storia incrociata di due donne e di due epoche – quella di Lucia, donna bolognese che nel 1709 viene arrestata e condannata a morte per infanticidio, e quella dell’Autrice, che oggi, nel 2022, decide di realizzare un documentario su questa storia – il testo di Tolja Djokovic porta avanti una riflessione raffinata e non scontata sulla codificazione sociale dei corpi, sulla violenza e l’esposizione che la accompagna, su una ferocia che diventa strumento politico. Attraverso una riflessione a tratti allucinata, su una maternità che mistifica il corpo e che ci racconta del senso di estraneità che può scaturire dall’esperienza della maternità, non si discosta mai da un linguaggio affilato, essenziale, chirurgico, strumento di una scrittura evocativa perché distante da qualunque lirismo ricattatorio. E la scelta del doppio racconto, che ci porta dentro e fuori dalla storia di Lucia, offrendoci il giusto diaframma per osservarne le implicazioni, non è mai a servizio di una tesi, ma sempre dentro il meccanismo della drammaturgia, sostenuta da una scrittura teatrale matura, consapevole, originale”.