Gran finale per la prima edizione di Scritture, scuola itinerante di drammaturgia promossa da Riccione Teatro con Sardegna Teatro, Teatro Bellini di Napoli, Teatro della Toscana e Teatro Stabile di Bolzano. Proprio nel capoluogo altoatesino, sede dell’ultimo ciclo di incontri, saranno presentati gli esiti finali della scuola, diretta dalla drammaturga Lucia Calamaro e scandita in tutte le città partner da lezioni, prove e masterclass con drammaturghi e scrittori. Nell’arco di sei mesi, ciascuno degli allievi è stato accompagnato nella stesura di un suo nuovo testo per la scena: in tutto quattordici drammaturgie originali che ora vengono portate sul palco del Teatro Comunale di Bolzano con un ciclo di mise en espace in programma, alle ore 18, da martedì 16 novembre a domenica 21 novembre (ingresso 2,50 euro).
Il programma comincia martedì 16 novembre con la lettura scenica di quattro testi: Giusto il tempo di andare via di Lorenzo Piccolo (30′), Cactus di Andrea Pizzalis (25′), Di sana pianta. Botanica minima del ritorno di Valeria Carrieri (25′) e Rossore di Arianna Di Stefano (25′). Sono due invece le drammaturgie proposte in ciascuna delle serate seguenti. Mercoledì sono in calendario Questa cosa che sembra me di Lorenzo Maragoni (45′) e La camera anecoica di Valentina Luca (45′), mentre giovedì è la volta di Nel mio felice bagno di sangue. Atto unico senza feriti gravi purtroppo di Niccolò Fettarappa (45′) e Il complesso del pappagallo di Antonio Careddu (35′). La serata di venerdì abbina La gente addosso di Francesco Spaziani (50′) e Qualcosa di mio di Sharon Amato (50′), mentre quella di sabato prevede Non è facile. Prove di una band di mezza età di Rita Felicetti (50′) e La semplice causa del batticuore di Luca Tazzari (50′). A concludere il ciclo, domenica 21 novembre, sono Il tempo attorno di Giuliano Scarpinato (60′) e Prima la fine di Ilaria Senter (25′).
Gli allievi di Scritture sono stati selezionati tra 257 candidati già attivi in ambito teatrale e interessati ad affinare le proprie capacità di scrittura tramite un corso di livello avanzato. La scuola, concepita in piena pandemia in un momento di crisi senza precedenti per il mondo dello spettacolo, rappresenta un’importantissima novità per il sistema-teatro. Nata dall’esperienza del più importante concorso italiano di drammaturgia, il Premio Riccione, Scritture mette infatti in rete cinque prestigiose istituzioni teatrali formando gli autori di domani sotto la direzione di una drammaturga dall’esperienza internazionale.
IL PROGRAMMA DETTAGLIATO
Scritture – Mise en espace
Teatro Comunale di Bolzano
16-21 novembre 2021, ore 18
Ingresso 2,50 euro
MARTEDÌ 16 NOVEMBRE
Lorenzo Piccolo, Giusto il tempo di andare via (30′)
Luca non ama apparire e da qualche tempo sente di perdere i contorni, di non riuscire più a farsi vedere dagli altri. Il suo amico ghost writer – che sa scrivere tutto per gli altri ma niente per sé – si lascia ispirare dal suo caso per scrivere una nuova storia. Come fare a trovare il proprio centro, se il centro è sempre altrove, nel fuori? Quanto tempo serve per raccogliersi prima di una nuova partenza? Un gruppetto di personaggi trattenuti, voyeuristici, caotici, sempre fuori, fuori posto, fuori sede, fuori parte, che cercano di ricomporsi.
Andrea Pizzalis, Cactus (25′)
È davvero passato il tempo in cui c’erano gli Altri? L’Altro come mistero, l’Altro come seduzione, l’Altro come eros, come inferno, come dolore? Attraverso la voce di un uomo isolato con la passione per i cactus, interrogheremo la vera epidemia che caratterizza questo secolo e che rischia di trasformarci in alberi stagliati in un deserto, a braccia aperte sotto il cielo.
Valeria Carrieri, Di sana pianta. Botanica minima del ritorno (25′)
Una figlia in perenne fuga rientra dall’estero e si trova alle prese con l’inevitabilità dei legami che ci tengono indissolubilmente allacciati, difficili da recidere o da cambiare, che sono i rapporti familiari. Tornare a casa è come rimettere piede in una serra, con il suo microclima affettivo, le sue abitudini ostinate come piante e quell’aria umida, un po’ rarefatta di ossigeno, che sa di nostalgia.
Arianna Di Stefano, Rossore (25′)
Che cosa si agita sotto quello che comunemente chiamiamo timidezza? Frugando tra ritagli di vita e ricordi dimenticati, proveremo a dare voce a ciò che non ha linguaggio. Cercheremo ordine dentro al caos del Rossore.
MERCOLEDÌ 17 NOVEMBRE
Lorenzo Maragoni, Questa cosa che sembra me (45′)
È il 2021. Il mondo dovrebbe essere un posto meraviglioso. E invece è un posto orrendo. Non dormiamo, non parliamo, non sappiamo decidere nemmeno le cose più semplici. Con nostro orrore, abbiamo scoperto che c’è solo una candidata disposta a salvarci da noi stessi: la poesia.
Valentina Luca, La camera anecoica (45′)
Un buco accidentale in un muro permette a due vicini di casa di conoscersi. Lui fa lo schifologo, lei vorrebbe fare la cantante. Persi in un mondo costellato di meme, canzoni e ragionamenti sulla fine del mondo, tra i due protagonisti nasce un tenero e sgangherato sentimento.
GIOVEDÌ 18 NOVEMBRE
Niccolò Fettarappa, Nel mio felice bagno di sangue. Atto unico senza feriti gravi purtroppo (45′)
Una generazione di giovani dinamitardi vive a casa e pulisce il bagno. Personaggi dall’ambigua e smisurata ambizione politica mettono in ordine casa, soffocati dall’elettrodomestico: un anarchico con la passione per Rai 1, Bin Laden amante dei bidet e Stalin, in cerca di una piastra per baffi. Su tutto piange una paralisi da tisana pomeridiana. È così che la nostalgia della rivolta lascia spazio a un mortuario pisolino.
Antonio Careddu, Il complesso del pappagallo (35′)
Anna, Guido e De Santis vivono da sempre nella stessa casa di famiglia, che ora deve essere venduta. Ognuno reagisce alle separazioni come può, inconsapevole spesso di aderire a un’idea che pensa gli altri abbiano di lui. Il risultato è che siamo circondati da gente molto strana. Posare lo sguardo sulla fine di qualcosa è un’esperienza che ti fa sentire proprio strano. Dev’essere un po’ come la storia del pappagallo Salomone quando ha deciso che voleva diventare un piccione: nessuno si aspetta dai piccioni che imparino a parlare.
VENERDÌ 19 NOVEMBRE
Francesco Spaziani, La gente addosso (50′)
Un uomo si trova di fronte al corpo di sua madre, di fronte a un passaggio della sua vita, a un cambiamento. E se c’è una sola cosa che lui odia al mondo è che le cose cambino. Un percorso ironico a ritroso su quello che poteva essere e non è stato, su quello che si poteva dire e non si è detto. Una favola surreale sul lasciare andare e sul trattenere, sulla consapevolezza che per quanto ti sforzi tutto ha un suo percorso e noi non ci possiamo fare niente.
Sharon Amato, Qualcosa di mio (50′)
Jupo e Katrin sembrano aver trovato il loro equilibrio di convivenza, fino a quando non entra Nadia. Che cos’è una casa? È possibile creare un altro luogo, diverso dalla durezza del mondo circostante? In un quadro ironico e buffo, i tre giovani coinquilini provano a inventare un’altra vita sul filo invisibile di un tempo precario e instabile.
SABATO 20 NOVEMBRE
Rita Felicetti, Non è facile. Prove di una band di mezza età (50′)
Lo spettacolo parla della complicata relazione fra tre persone che suonano insieme e che si rifugiano dalla vita di tutti i giorni dentro una sala prove. Non hanno molto in comune ma sul piano musicale trovano intesa e armonia. Nell’attesa di fare un live, durante le prove scrivono e interpretano canzoni e fanno i conti con i propri limiti. La musica aiuta queste tre individualità a capirsi anche se hanno età e percorsi molto diversi.
Luca Tazzari, La semplice causa del batticuore (50′)
Tra il lavoro di campagna e le serate in città, si dipana la vita di due giovani amici, sempre in bilico tra un qui e ora troppo sofferto e un altrove agognato e allo stesso tempo temuto. Il dio Pan, gli innamoramenti, le serate alcoliche e le giornate insieme alle capre faranno da sfondo a una vicenda in cui l’incontro con l’altro è occasione per contemplare i propri limiti.
DOMENICA 21 NOVEMBRE
Giuliano Scarpinato, Il tempo attorno (60′)
Nel cono d’ombra della storia italiana che dalle stragi Falcone e Borsellino si allarga fino al processo Andreotti, si dipana la vicenda familiare di una coppia di magistrati e di un figlio costretto a crescere troppo in fretta. Il racconto di un momento cruciale del nostro Paese, nel doloroso equilibrio tra la storia grande e quelle piccole.
Ilaria Senter, Prima la fine (25′)
Il circo incontra la parola in uno spettacolo interdisciplinare, intimo, politico, tragicomico. La pièce tratteggia la carriera di due circensi dagli inizi fino all’ultimo numero, immaginando un futuro lontano dalle prodezze del corpo. Paura, fatica e dolore: il circo diventa strumento per indagare il rapporto tra costrizione e libertà. Tra una Cina da regime e un Occidente sregolato, improbabili maestri e gente cosiddetta “normale”, i due raccontano il sogno di un’arte che possa essere, finalmente, quella giusta.