19 settembre-18 ottobre
mostra
LIEBE PINA
Fotografie di Ninni Romeo
a cura di Frédérique Deschamps
testi di Leonetta Bentivoglio
orari: sabato 19 settembre 21:00-24:00
domenica 20 settembre, 10:00-24:00
26 settembre-18 ottobre: sabato e domenica, 15:00-20:00
Il Riccione TTV Festival presenta una mostra interamente dedicata a Pina Bausch da Ninni Romeo, fotografa di origine siciliana che con Pina Bausch ha avuto una lunga relazione artistica, professionale e di amicizia, iniziata alla fine degli anni Ottanta con la creazione dello spettacolo Palermo Palermo e proseguita fino alla morte della coreografa tedesca nel 2009.
Interessata alla fotografia d’autore come strumento di ricerca identitaria, connessa anche ai territori, Ninni Romeo ha iniziato il suo percorso fotografico nel 2000, dopo l’incontro con il maestro fotografo Michael Ackerman e, dal 2003, espone le sue immagini in mostre personali e collettive. Le sue fotografie sulle opere di Pina Bausch sono state esposte in Italia e all’estero e pubblicate in testi come la monografia di Leonetta Bentivoglio Pina Bausch. Una santa sui pattini a rotelle (2015) e i volumi di Jo Ann Endicottchez.pina.bausch.de (2015), e Farewell Pina. Pina bye-bye (2016). Per la mostra toï toï toï, sempre dedicata alla coreografa del Tanztheater, nel 2017 ha ricevuto da EuropaInDanza il premio speciale alla fotografia.
La mostra in programma a Riccione presenta foto degli spettacoli Le Sacre du printemps, Café Müller, Kontakthof nelle sue tre versioni (1978, 2000, 2008), Palermo Palermo, Vollmond, Bamboo Blues e …como el musguito en la piedra, ay sì, sì, sì… Al primo piano di Villa Mussolini spicca, a grandi lettere, l’appello all’amore di Pina Bausch: il suo Gefühl. È inoltre presente una raccolta di fotografie-ricordo in piccolo formato e a volte sciupate dal tempo, con flash di backstage: momenti conviviali trascorsi durante le tournée e qualche foto di contesto di luoghi-simbolo come la Schwebebahn, la ferrovia sospesa di Wuppertal.
I testi sono firmati dalla giornalista e scrittrice Leonetta Bentivoglio e la curatela del progetto espositivo è di Frédérique Deschamps, giornalista e iconografa, già attiva con «Libération» e «Le Monde».
• Liebe Pina
(presentazione di Leonetta Bentivoglio)
Nelle fotografie di Ninni Romeo, ci sono la grazia profonda di Pina Bausch e il suo apparente disordine. In verità nulla era disordinato nel mondo di Pina. Di volta in volta, per ogni suo spettacolo, ciò che lei creava finiva per convergere nelle leggi “sensibili” di un edificio teatrale solido e coerente. Coreografia e regia imprimono struttura, ritmo e logica interna. In Pina questo succede più che mai. Ma è nella vita che mancano l’ordine e la prevedibilità della forma. La vita è una rete di destini che procedono nel tempo mettendo continuamente alla prova le nostre aspettative, e interrogando la nostra resistenza al di fuori di qualsiasi banalità. La vita è una costante operazione di rodaggio che tende all’armonia e alle simmetrie, le quali sono contraddette dall’instabilità e dal dinamismo delle circostanze.
Infranti i miti della riproduzione esteriore e dei canoni occidentali della cosiddetta Beltà Oggettiva, l’arte contemporanea – questo Pina lo sapeva bene – ha cercato (e cerca) d’imprimere un orientamento alla ricchezza di quel disordine, ma senza prescinderne né tentare di eluderlo. Autrice radicata nei linguaggi della propria epoca, Bausch scansa radicalmente ogni progetto di decorativismo. Le interessa ciò che comunica davvero. Non lo stereotipo. Non la mancanza di espressione.
Nelle sue foto, Ninni Romeo si dispone al rispetto di quest’attitudine. Non va mai in cerca della visione “a effetto”. Evita l’apparizione levigata o patinata. Insegue il battito d’ala, il respiro irregolare della vita. I suoi “racconti” a volte sono sghembi, obliqui e trasversali, come quelli delle nostre giornate. Spesso sono drammatici. E sono sempre molto umani. Non ci sono mai “pose”, nel suo lavoro. Gli occhi di Cristiana Morganti, il cui viso è colto in primo piano, sono piccoli laghi lucenti di stupore tondo e concentrato. Nelle foto che ritraggono la stessa Pina, la vediamo percorrere situazioni transitorie o minimali in modo fluido e con naturalezza, senza badare all’obiettivo. I corpi degli anziani interpreti di Kontakthof denunciano la loro pastosità: sono mappe della loro storia. E certe accentuazioni o prospettive insolite o svelate sfuggono dal focus centrale del palcoscenico, consegnandoci a una zona franca, d’indeterminatezza percettiva, che somiglia a quanto accade a colui che assiste a uno spettacolo di Pina Bausch. Il suo occhio non è mai dirottato verso un’unica scelta, perché la regia gli chiede di optare per un punto di vista. E per farlo deve vagare, con una libertà soggettiva perturbante, tra i molti frammenti dell’azione scenica del Tanztheater, costituita da un puzzle di avvenimenti simultanei.
C’è un’aria “lisa” e vissuta, in queste immagini, che ben si addice alla peculiare bellezza “bauschiana”. Un gesto, una luce, una presa, un abbandono, una violenza. Mai alcun compiacimento né alcuna vanità. Piuttosto la rarefazione della memoria e la delicata poesia dell’attimo. Non sono “foto di spettacoli”, ma momenti d’essere.
19 settembre-18 ottobre
video in consultazione
PINA BAUSCH, UN RITRATTO
dall’archivio video di Riccione Teatro
orari: 19-20 settembre, 10:00-24:00
dal 26 settembre al 18 ottobre: sabato e domenica, 15:00-20:00
Dal 2010 il Riccione TTV Festival dedica numerosi approfondimenti al teatrodanza di Pina Bausch, coreografa che per la sua capacità di mettere a dialogo linguaggi artistici diversi incarna alla perfezione la vocazione interdisciplinare del TTV, attento da sempre alle arti performative a più forte vocazione sperimentale. Oltre ad aver prodotto il docufilm di Graziano Graziani Pina Bausch a Roma, il TTV negli anni ha creato retrospettive video su Pina Bausch riproposte sia in Italia (Accademia nazionale di danza, Auditorium di Roma, Teatro Petruzzelli di Bari, Teatro Miela di Trieste) che all’estero (Festival di danza Steps, Svizzera). In occasione del 25° Riccione TTV Festival una parte di questa ricca documentazione video, conservata negli archivi di Riccione Teatro, viene proiettata in loop a Villa Mussolini.
Philippine “Pina” Bausch (Solingen 1940 – Wuppertal 2009) si avvicina alla danza da giovanissima. A 14 anni viene ammessa alla Folkwangschule di Essen, dove studia con Kurt Jooss, maestro del balletto espressionista e fautore dell’unione tra i linguaggi della danza e del teatro; presso il prestigioso centro interdisciplinare di Essen si avvicina però anche alla musica, al teatro, alla pittura, alla scultura e alla fotografia, sviluppando quell’eclettismo che la porterà poi alla ricerca di un teatro “totale”. A 18 anni, grazie a una borsa di studio, passa quindi alla Julliard School of Music di New Work, dove si specializza con campioni del Novecento come Antony Tudor e José Limón. A New York accumula anche altre esperienze di prestigio: danza nella compagnia di Paul Sanasardo e Donya Feuer, partecipa come interprete a spettacoli di Paul Taylor e balla ruoli da protagonista per Tudor.
Nel 1962 Jooss la richiama al suo fianco al Folkwang Tanzstudio. Qui, nel 1968, Pina firma la sua prima coreografia, Fragment, e poi altri tre lavori in cui affiorano aspetti tipici della produzione futura: canto e recitazione affidati ai ballerini, estrema espressività, gusto della dimensione onirica Dopo aver sostituito Jooss alla direzione artistica del Folkwang Tanzstudio (1969), dal 1972 Pina assume l’incarico di direttrice della compagnia di balletto del teatro d’opera di Wuppertal, poi rinominato Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Il termine Tanztheater, coniato da Rudolf Laban negli anni Venti, è una dichiarazione d’intenti: l’obiettivo è l’emancipazione della danza dalle regole del balletto convenzionale.
Dal 1978, con lavori rivoluzionari come Kontakthof e Café Müller – l’unico del repertorio Bausch danzato dalla stessa Pina – la ricerca si fa sempre più radicale, concentrandosi sull’indagine delle emozioni profonde e accogliendo frammenti della gestualità quotidiana. Seguono tantissimi successi internazionali, tra cui 1980 – Ein Stück von Pina Bausch, dedicato alla memoria del partner di vita e lavoro Rolf Börzik, e Nelken (1983), con il palco memorabilmente coperto da un manto di garofani. Gli anni Ottanta e Novanta segnano anche l’avvicinamento di Pina all’Italia, con la creazione di due spettacoli su Roma (Viktor, 1986, e O Dido, 1999) e la produzione di Palermo Palermo (1989). Coproduzioni internazionali riguardano anche città come Madrid, Vienna, Los Angeles, Hong Kong, Lisbona, Budapest, Istanbul, Tokyo, Seul, Santiago del Cile: in ognuno di questi luoghi il Tanzteather Wuppertal monta spettacoli basati su prove realizzate sul posto. Fino agli ultimi anni di vita, la coreografa tedesca spinge però la sua sete di sperimentazioni anche in altre direzioni. Nel 2000 e nel 2008, per esempio, ripropone Kontakthof in chiave inedita, adattandone la coreografia prima per un gruppo di over-65 e poi per un ensemble di adolescenti, tutti non-danzatori.
Nella sua carriera Pina Bausch ha allargato i confini della danza ben oltre i tradizionali steccati, conquistando maestri del cinema come Federico Fellini e Pedro Almodóvar, che l’hanno chiamata nei film E la nave va (1984) e Parla con lei (2002), e Wim Wenders, che le ha dedicato il documentario in 3D Pina (2011). Ha inoltre ricevuto riconoscimenti di enorme prestigio, come il Praemium Imperiale giapponese, il Premio Europa per il teatro, il Laurence Olivier Award, il cavalierato della Legion d’onore francese, la laurea honoris causa in arti performative dall’Università di Bologna e la nomina a direttrice onoraria dell'Accademia nazionale di danza di Roma. Tra i suoi primi estimatori il fondatore del TTV Franco Quadri, che le ha dedicato approfondimenti a Riccione e una retrospettiva alla Biennale Teatro di Venezia (1985) e che da fondatore dei premi Ubu ha assistito alla sua conquista di diversi Ubu.
19-20 settembre
proiezione in loop
TRANSFERT PER KAMERA
JARDIN (LOOP)
realizzato a partire da Se respira en el jardin como en un bosque di El Conde de Torrefiel (2020)
regia di Riccardo Giacconi
coproduzione: Filmmaker Festival, Santarcangelo Festival, Riccione Teatro
orari: 10:00-24:00
Jardin (loop) è la prima, parziale versione di un film in corso di realizzazione, nato dal progetto del Filmmaker Festival Transfert per Kamera (coproduzione Filmmaker Festival, Santarcangelo Festival, Riccione Teatro). L’idea, ispirata all’omonimo film di Alberto Grifi, è favorire l’incontro tra due codici artistici diversi: il linguaggio video e il teatro. In Transfert per Kamera, l’immagine audiovisiva si muove “verso” l’operazione teatrale e le gira intorno alla ricerca di un dialogo. Non si cerca né una versione cinematografica, né la mera documentazione filmata degli spettacoli teatrali, ma un punto di vista eccentrico in grado di restituire il “respiro” di una macchina da presa che si fa corpo/occhio partecipante e coglie la nascita e lo sviluppo di una forma teatrale.
Per dare forma a questo progetto il Filmmaker Festival ha coinvolto un gruppo di registi giovani e particolarmente avventurosi, chiedendo a ciascuno di loro di misurarsi con alcuni degli spettacoli in programma alla cinquantesima edizione del Santarcangelo Festival (14-19 luglio 2020); un’anteprima di questi lavori è stata presentata su Rai 3, a Fuori orario, pochi giorni dopo. Jardin (loop) è il film realizzato da uno dei registi, Riccardo Giacconi, a partire dallo spettacolo Se respira en el jardin como en un bosque del collettivo spagnolo El Conde de Torrefiel. Non potendo essere fisicamente presente a Santarcangelo, il collettivo ha fornito le istruzioni per realizzare la performance a distanza: una scelta dettata dall’emergenza da Covid-19, ma legata anche a una prospettiva di creazione ecosostenibile. Per rimanere in un ambito di suggestioni provenienti dal cinema-laboratorio di Grifi, potremmo definire Jardin (loop) come una “verifica incerta”, in cui l’incertezza va intesa come “spazio di sospensione in cui si riflette, ci si interroga, si cerca e si pensa. Se si fosse sicuri di tutto quel che si pensa, il pensiero non farebbe mai un passo avanti, non ci sarebbe alcun mezzo per andare avanti e scoprire qualcosa”.
Riccardo Giacconi (San Severino Marche, 1985) ha partecipato al Torino Film Festival nel 2011 con In forma lucrurilor care trebuie sa vine – Nella forma delle cose a venire e alla Festa del cinema di Roma nel 2013 con Chi ha lottato con l’angelo resta fosforescente. Con Entrelezado (2014), nel 2015 ha vinto il Grand Prix del Festival internazionale di Marsiglia e il primo premio del concorso Prospettive al Filmmaker Festival di Milano. Nel 2017 il suo film Due è stato presentato alla Settimana della Critica – SIC@SIC della Mostra del Cinema di Venezia. Con Piuccheperfetto, presentato nel 2019 in anteprima mondiale a Visions du Réel, ha vinto il Premio della giuria giovani al Filmmaker Festival di Milano.
lavorato al film di Franco Zeffirelli Il giovane Toscanini (1988). Entrata nel Tanztheater Wuppertal Pina Bausch nel 1989, è restata nella compagnia tedesca fino al 1999, danzando in quattordici differenti coreografie. Negli Stati Uniti, ha collaborato alla creazione di un pezzo di teatro del Mutation Theater Project e ha insegnato all’American Dance Festival della Duke University (2003-2005). Con Emilia Romagna Teatro ha quindi partecipato alla creazione dello spettacolo di Pippo Delbono Dopo la battaglia, vincitore del premio UBU come miglior spettacolo teatrale italiano del 2011. Conduce masterclass e workshop in Italia e in Europa.
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